Partiamo da WIB, Women In Bim Italy, che hai presentato al SAIE il 22 Ottobre scorso. Ci spieghi cos’è WIB, perché è un’iniziativa particolarmente rilevante nel contesto del nostro Paese e come è iniziata per te?
Women in BIM è un’associazione internazionale che supporta le donne nel settore delle costruzioni, a partire dall’ambito specifico del BIM, ampliando poi lo sguardo su dinamiche che sono molto trasversali, comuni anche a molte altre professioni. In Italia si assiste a un costante e importante miglioramento culturale sul tema del ruolo delle donne nella società, soprattutto nelle nuove generazioni; tuttavia c’è ancora molto da fare in ambito lavorativo, dove spesso uomini e donne partono dagli stessi automatismi (i famosi bias cognitivi), riproponendo dinamiche che ormai siamo pronti a superare. Per scardinare questi automatismi abbiamo bisogno di consapevolezza, ed essa necessita di confronto aperto e comunicazione. Noto con gioia che attorno a Women in BIM gravita un nutrito gruppo di uomini sinceramente curiosi e attivi: valorizzandoci a vicenda possiamo crescere come comunità e come professionisti. Personalmente mi sono avvicinata a WIB in quanto volontaria per il progetto di mentoring (le nuove candidature per il 2023 aprono a gennaio!), e in tempi più recenti ho accettato di diventare la responsabile nazionale per l’Italia. Ad essere sincera, inizialmente avevo qualche dubbio in merito, ma leggendo alcuni report (come quello del Consiglio Nazionale degli Ingegneri) e confrontandomi con altre colleghe a livello più personale, ho capito che ha senso ancora parlare di donne, agli uomini e (soprattutto), alle donne stesse. La risposta degli astanti al SAIE è stata forte sia in termini di numeri che di energia, e questo porta tutto il gruppo italiano, del quale io sono solo la portavoce, a sentirsi ulteriormente spronato a cercare le parole e le modalità più adeguate all’importante attività che svolgiamo.
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“Valorizzandoci a vicenda possiamo crescere come comunità e come professionisti”
Il tuo sguardo sul BIM e sulla trasformazione digitale non è puramente tecnico. Anzi, sembra avere un profondo radicamento in una formazione con radici umanistiche. Puoi dirci di più sulla tua prospettiva?
Ho sempre coltivato passioni sia tecniche che umanistiche, ponendomi continuamente domande sul senso di quello che siamo facendo come società e come singoli. Visto che la domanda è un po’ filosofica, mi concedo qualche riflessione libera con i lettori per provare a ragionare insieme ed operare delle scelte più consapevoli. Il BIM è solo una parte di un processo molto più vasto di digitalizzazione, ma la diffusione del BIM è relativa a un settore storicamente più refrattario al cambiamento e concreto, per questo lo viviamo con maggiore attrito. La tecnologia porta grandi poteri ma, come è noto, “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”, quindi sta a noi figure a cavallo tra il tecnico, il gestionale e il divulgativo porre l’accento su quali sono anche i rischi connessi e su che strategie operare per digitalizzare in modo coordinato. Da un lato vedo grandi corse di pochi (comunque lodevoli, sia chiaro); dall’altra un rischio di analfabetismo digitale piuttosto alto che potrebbe tagliare fuori una fascia importante della popolazione; dall’altro ancora, l’esigenza di far funzionare i cervelli prima dei computer, soprattutto per le generazioni più giovani: amo la tecnologia, ma la nostra biologia e i sistemi culturali sono più lenti, dobbiamo sviluppare ancora qualche anticorpo per farne poi un uso consapevole e coordinato, come è stato per le precedenti rivoluzioni. Un’attenzione particolare per muoversi in modo coordinato come società va posta sicuramente alla diversa velocità con la quale stanno avvenendo questi cambiamenti rispetto a quelli ai quali abbiamo assistito in passato. Che conseguenze ha ciò? Come operare scelte consapevoli e non obbligate, ingenue o aprioristiche come se fosse tutto necessario? La ricerca, la formazione e la comunicazione devono lavorare insieme. Il settore delle costruzioni non è da meno e, come progettisti, anche noi dobbiamo fare la nostra parte “culturale” per trarne il meglio e creare esempi virtuosi a varie scale.
Ormai da diversi anni lavori nella BIM unit di MCA; immaginiamo che l’approccio dello Studio, che mette al centro una visione ampia della sostenibilità dell’ambiente costruito non sia estraneo alla tua scelta. Come dialogano la prospettiva tecnologica e quella appunta umanistica nella pratica dello studio e delle tue attività?
Il lavoro dello studio Mario Cucinella Architects si fonda su alcuni principi che non esauriscono la loro funzione esclusivamente in un valore tecnico, ma hanno importanti ricadute e implicazioni di tipo umanistico. Personalmente quello nel quale mi riconosco di più è “l’empatia creativa”, cioè la capacità di pensare a un progetto come intimamente legato con il luogo nel quale si inserisce, una risposta empatica alle condizioni del territorio. Da un concetto di sostenibilità ambientale a uno più ampio che abbraccia la società e l’economia dei luoghi. Nella pratica ogni nuovo progetto nasce dalla collaborazione di molti soggetti del territorio e da altrettanti professionisti (colleghi o consulenti) con competenze e sensibilità diverse, coordinati da Mario Cucinella, il fondatore. Come esempio porto sempre volentieri l’asilo a Guastalla completato pochi anni fa: dalla forma ai materiali, alle soluzioni tecniche, tutto è stato pensato in modo coordinato tra i professionisti e chi quotidianamente avrebbe vissuto gli ambienti. Per questo insisto sempre molto sul tema della comunicazione: per far collaborare nel migliore dei modi gruppi così grandi serve non solo tecnologia (che ci viene sicuramente in aiuto), ma anche volontà. Relativamente al mio raggio di azione immediato, direi che potenzialmente potremmo lavorare tutti “in BIM”, perché è un metodo, ma alla base ci deve essere la voglia di rivedere i propri modus operandi e voler trovare un linguaggio comune per raggiungere gli scopi prefissati. Lo studio Cucinella punta sull’utilizzo del BIM come metodo diffuso nei suoi progetti già da diversi anni. Al fine di valorizzare le competenze dei singoli e di creare un tramite tra la visione strategica aziendale e le implicazioni concrete, è stata creata una BIM unit della quale fanno parte il CDE manager, i BIM manager e un BIM coordinator esperto.
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“in questo momento storico mi sembra che sia cresciuto il bisogno di interconnessioni (e di figure di sintesi che facciano da organizzatori, filtri, traduttori e punti di rilancio dei messaggi)“
Il tuo percorso personale e professionale è molto ricco e, ci sembra, caratterizzato dalla ricerca di collegamenti e contaminazioni, tra persone, luoghi, tematiche…Ci racconti brevemente la traiettoria che hai seguito e ci aiuti a capire qual è il filo rosso che collega le diverse tappe?
Di base sono una persona molto curiosa e mi tuffo volentieri in nuove avventure: culture antiche, teatro, coding, lingue straniere… ma crescendo ho capito quanto dalla collaborazione si possa ottenere molto di più che da soli. Non è un principio che si possa applicare a tutto, ma in questo momento storico mi sembra che sia cresciuto il bisogno di interconnessioni (e di figure di sintesi che facciano da organizzatori, filtri, traduttori e punti di rilancio dei messaggi). Il filo rosso che lega la mia formazione forse è quello che non è mai stata puramente finalizzata al lavoro ma, più ampiamente, volta ad aprire nuove finestre, nel tentativo di creare contaminazioni che potessero entusiasmare non solo me, ma anche chi ho il piacere di incontrare. Colgo quindi l’occasione di questa domanda per ringraziare di questo spazio, sperando di aver incuriosito qualcuno. Ci troviamo nel gruppo Linkedin italiano di Women in BIM!
Parliamo del tuo attuale lavoro presso ISG. Quali sono le tue responsabilità e come si inserisce nella vision digitale della tua azienda?
Dopo aver lavorato per quasi 3 anni in uno studio di architetti sono passata al “dark side” (come lo chiamano qui in UK), e cioè nel mondo delle costruzioni. Devo dire che questo campo è quello in cui mi ritrovo di più. Tutti gli aspetti BIM sono qui supportati da cospicui investimenti nell’uso di nuove tecnologie e a fine progetto mi sento sempre parte del team che è riuscito a costruire l’edificio passo dopo passo.
Il mio ruolo, Digital Costruction Manager, descrive bene le mie diverse responsabilità: mi occupo dell’implementazione del BIM all’interno di ISG ma anche di qualsiasi altro tipo di nuova tecnologia. La testiamo, proviamo ad applicarla a progetti prescelti e, se funziona, la estendiamo a tutta la società. Oltre alla parte di research & developlemt (R&D) metto anche concretamente mano a progetti specifici curando il coordinamenti in fase di pre-costruzione, assisto il team durante la costruzione, per poi finire con la fase di handover, assicurandomi che il cliente riceva tutte le informazioni e i dati richiesti nell’EIR (modello, COBie, Asset register ecc.).
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“La mia missione è implementare il BIM nei workflow dei miei colleghi e apprendere da loro, in modo da avere uno scambio reciproco e costruttivo“
Un progetto a cui tieni particolarmente e i temi che più ti interessano in questo momento?
Il progetto a cui tengo particolarmente è essenzialmente legato a quello che anche ISG sta cercando di attuare. Credo che nel mondo delle costruzioni, tra 5/10 anni, non dovrebbe esserci un BIM team, i processi BIM dovranno pian piano essere assorbiti dai vari stakeholders come tasks aggiuntivi. Questo non vuol dire lavoro extra, anzi! Le tecniche e le tecnologie BIM sono in grado di agevolare e snellire i processi di tutti i collaboratori: Design Manager, Construction Manager, Commercial Manager ecc.
La mia missione quindi è quella di implementare il BIM nei workflow dei miei colleghi e di apprendere da loro in modo tale da avere uno scambio reciproco e costruttivo.
Oltre a questo, spinta dalla mia curiosità e voglia di imparare, sto affiancando i Construction Manager in cantiere per imparare da loro e capire come combinare le loro conoscenze con le mie. Conoscere alcuni metodi di costruzione e alcune regole del cantiere aiuta e migliora il coordinamento BIM durante la fase di pre-construction. Per fare un esempio, sapere che alcuni tubi non possono esser costruiti a una distanza minima di 100mm da muri mi permette di controllare i modelli e di creare uno specifico clash-test per verificare che questo non accada. Coordinare tutto prima della fase di costruzione permette di tagliare tempi e costi al cantiere.
Ci piace molto il tuo Job Title: Digital Construction Manager. Ci piace che il focus sia sulla digitalizzazione e non sul BIM. Ci dici qualcosa di più?
ISG ha recentemente attuato un re-branding del dipartimento. Tutti i ruoli “BIM” sono diventati “Digital” ed infatti anche il mio ruolo è adesso “Digital Construction Manager”. Sono stata molto contenta di questo cambiamento perché BIM Manager iniziava a starmi un pò stretto. Il mio team infatti non si occupa solo di BIM (il quale resta comunque una delle maggiori attività), ma dell’implementazione di ogni tipo di tecnologia, da nuove piattaforme a nuovi tool digitali come ad esempio HoloLens.
La visione digitale di ISG punta infatti a rendere accessibili a tutti le nuove tecnologie e a far si che tutti riescano ad implementarle nel loro workflow (anche le persone più restie e abituate a metodi tradizionali).
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“Oggi vivo a Londra e sono felicissima delle scelte che ho fatto. Questo paese mi ha insegnato tanto e ha ancora tanto da darmi!“
Ti sei laureata in Italia, hai fatto un Master in UK e in UK hai avviato la tua carriera lavorativa. Ci parli di questo percorso?
Tutto è iniziato grazie ad una borsa di studio della regione Lazio e della comunità europea. Dopo la laurea triennale in architettura e la magistrale in restauro (tutte e due presso La Sapienza di Roma) ho presentato domanda e poi vinto una borsa di studio chiamata “Torno Subito”. Sono partita e, purtroppo o per fortuna, non sono più tornata.
Il Master è stato molto interessante anche per capire il funzionamento in UK del mondo AEC (Architecture Engineering Construction) e grazie al master sono riuscita molto facilmente a trovare lavoro a Bristol (dove ho studiato). In quel momento ho capito quanto la situazione tra Italia e UK fosse veramente differente. Nel giro di 2 settimane avevo l’imbarazzo della scelta, 2 contratti a tempo indeterminato e salario assolutamente competitivo considerando che quella sarebbe stata la mia prima esperienza lavorativa. A quel punto nulla mi ha trattenuta dal firmare quelle carte e restare in UK. Oggi vivo a Londra e sono felicissima delle scelte che ho fatto. Questo paese mi ha insegnato tanto e ha ancora tanto da darmi.
E’ un’esperienza che auguro a tutti, è formativa non solo da un punto di vista professionale ma anche personale. Dopo 5 anni e mezzo non nego che l’Italia mi manca e che spesso penso di tornare, purtroppo però sono molto impaurita dalle voci che sento. In questo momento, in Italia, spesso le persone lavorano molte ore e non vengono pagate adeguatamente. Fare carriera non è facile, ci vogliono molti anni e spesso la remuneraione non è adeguata. Sono sicura però che esistono realtà che si distinguono, e confido tantissimo in loro.
Una donna italiana WIB Regional lead for London. Cos’è Women In BIM, perchè è importante e cosa vedi dalla prospettiva di Londra?
Da una ricerca che abbiamo fatto, sembra ci siano tante ragazze italiane in giro per il mondo che fanno BIM e la cosa è molto bella. E’ meno bello che non lo facciano in Italia (e parlo anche per me).
WIB è una realtà nata in Australia da due sorelle (con probabili origini italiane) 10 anni fa. Oggi abbiamo delegazioni WIB sparse in tutto il mondo. Lo scopo è quello di invitare e supportare più donne nel campo AEC e soprattutto in quello BIM. Ancora oggi c’è una grande disparità nel numero di donne e uomini che occupano posizioni BIM nel mondo. WIB vuole quindi incoraggiare giovani ragazze, e non solo, a lanciarsi in questa carriera.
E’ vero, talvolta, che creare un gruppo per donne potrebbe sembrare non inclusivo, ma non possiamo far finta di non vedere il grande elefante nella stanza. Il problema c’è, e WIB esisterà fino a che questo gap non sarà colmato. Tutti gli uomini e i ragazzi alle prime armi nel mondo del BIM sono assolutamente i benvenuti, anzi, dimostrare il proprio supporto al gruppo è un gesto apprezzatissimo!
Come London Regional Lead organizzo eventi WIB a Londra, scrivo articoli per newsletter e partecipo ad eventi e ai meeting mensili. Supportare questa comunità mi rende felice, soprattutto se posso aiutare altre ragazze con il mentor scheme. WIB infatti ogni anno organizza percorsi di supporto one-to-one tra Mentors e Mentees. Tutti possono partecipare, sarà poi responsabilità del Mentor seguire il Mentee e dargli ogni tipo di aiuto alla sua carriera.
A Londra la comunità è grande e per questo spesso riusciamo ad incontrarci per una birra o per un evento. Avere la possibilità di confrontarsi con altre donne e condividere gli stessi problemi e frustrazioni è veramente di aiuto! Ci diamo forza a vicenda.
Ammetto comunque che da quando lavoro in UK non ho avuto grandissimi problemi legati al fatto di essere una delle poche donne nel settore, e questo mi da molte speranze!
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“Supportare questa comunità mi rende felice, soprattutto se posso aiutare altre ragazze con il mentor scheme“
Il prossimo Novembre sarai tra gli speaker di London Build 2022. Di cosa parlerai?
London Build è sempre un evento interessante dove incontrare persone che lavorano nel mio stesso settore e conoscere nuovi contatti. WIB parteciperà all’evento e io farò da mediatrice ad un panel che tratterà il tema “Future Skills Requirements: How our industry can build skills and knowledge in digital techniques supported by a diverse industry“.
Sono curiosa di intervistare le 3 donne che parteciperanno all’evento e avere il loro punto di vista.
Personalmente credo che “diversità” in questo caso voglia dire integrazione con discipline che prima non avevano mai toccato il mondo AEC. Queste nuove collaborazioni daranno frutto a nuove idee che porteranno sicuramente a risultati molto interessanti. La natura ci insegna che diversità vuol dire forza e per me questo si riflette benissimo nel nostro campo lavorativo.
Questa volta quindi non parleremo solo di diversità di genere ma anche di diverse skills e diverse discipline che nel futuro serviranno al mondo delle costruzioni per migliorare il funzionamento di sistemi e workflow.